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2019 Ada Donati Santa Lucia filo e pixel a Palazzo Pianetti

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Protagonisti delle immagini prodotte da Adriana Argalia per questa mostra sono i tessuti, resi in tutta la loro brillante cromìa e ricchezza tattile, utilizzati per confezionare abiti lussuosi e abbigliamenti da cerimonia, visti talvolta nel loro realizzarsi ad opera di mani sapienti e pazienti. Aldilà di questo sintetico dato oggettivo, mi sembra di rilevare suggestioni che rendono ogni singolo fotogramma ricco di ulteriori impressioni. Formalmente colpiscono l'opulenza delle forme, la monumentalità dei volumi, l'effetto scultoreo animato da un grande dinamismo, tale da rievocare la statuaria barocca di un Bernini. Sembra quasi di assistere ad un miracolo metamorfico tanto l'immagine fotografica, di per sè piatta e statica, acquista solidità e fluidità tridimensionali.La corporeità e la disposizione spaziale delle forme si articola in modo tale da suggerire spesso un chiasma, una congiunzione dei contrari come quando, ad esempio, l'abito in tessuto gualcito e "sofferto" onfina con la forma levigata e perfettamente lineare del manichino. Inoltre le due metà contigue sono l'una in bianco, l'altra in nero così da accentuarne la contrapposizione. Lo stesso contrasto appare quando l'abito, mosso da ricche e fluide pieghe, viene sovrastato da un mantello lineare e statico. Sono scelte significative che ci fanno ipotizzare una strategia di base, una specie di sigillo, quello che Hillmann definisce "codice dell'anima" trasparendo costantemente nelle varie espressioni artistiche, indipendentemente dallo strumento usato. In questo dualistico gioco delle parti così nettamente scandito ci si domanda quale sia il ruolo dell'essere umano, presente solo occasionalmente e spesso come un "abusivo", seminascosto nel mondo delle mute, inanimate forme scultoree di Adriana. E' l'impressione che ci trasmette, per esempio, il fotogramma delle mani in attività per costruire qualcosa, ma avulse dalla persona che le sta muovendo così come la misteriosa luce dalla fonte invisibile che attraversa il tunnel scandito da scure geometrie. Abiti senza abitanti, mani in movimento senza che alcuno le muova, luci senza sorgente...il mondo ritratto da Adriana ha una sua muta, fatidica imponenza popolato com'è da idoli enigmatici, oracoli da interpretare, icone ammantate di silenzio che sfidano il tempo e i mutamenti. Immagini di una tale potenza che si radicano nel profondo della mente restandone inquietanti, silenziose presenze.